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“Il semplice atto di prestare attenzione può dare a lungo grandi vantaggi”. Keanu Reeves.

Iniziano ad arrivare alcuni segnali di allarme per il mondo obbligazionario, da non sottovalutare.

Dopo decenni di rendimenti straordinari scaturiti dalla discesa dei tassi d’interesse degli ultimi 40 anni, la corsa potrebbe essere giunta a fine termine.

L’ottimo Charlie Bilello ha evidenziato come non sia del tutto remota l’ipotesi di avere quest’anno rendimenti negativi, nonchè fra i peggiori di sempre, e queste prime settimane dell’anno lo stanno confermando, come si può vedere dal grafico che segue, che riporta l’andamento di un indice obbligazionario aggregato.

A differenza delle azioni, il rendimento a lungo termine di un investimento obbligazionario è più facilmente stimabile ed è “praticamente” correlato 1 a 1 con il rendimento che si ha all’acquisto.

Inoltre,

più è lunga la scadenza dell’obbligazione e più l’investimento è sensibile alle variazioni dei tassi d’interesse.

L’allarme relativo ad una “decelerazione” dei rendimenti obbligazionari si vede, in particolare, sulle scadenze lunghe, come possiamo notare dal seguente grafico, che riporta l’andamento di fondo con obbligazioni con scadenze superiori a 25 anni.

Cosa fare allora?

Le obbligazioni, così come la liquidità, devono sempre trovare spazio all’interno di un portafoglio ben diversificato, attenzione però a non sovrappesare il loro contributo all’interno del proprio portafoglio, soprattutto in un mondo a tassi zero o negativi, nel quale il nemico si chiama inflazione, che stando ai dati di oltre oceano, si sta di nuovo riaffacciando (almeno al di là del Atlantico).

Leggi anche: Quale suddivisione azioni-obbligazioni in un portafoglio e Inflazione: Game over?

La presenza delle obbligazioni nel nostro portafoglio sarà maggiormente utile come “attenuatore” delle discese che come amplificatore dei rendimenti, che prima o poi torneranno sempre a catterizzare mercati azionari.

Leggi anche: Investire in obbligazioni

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