Una tipologia di asset che non dovrebbe mancare in un portafoglio d’investimento per il lungo periodo è quella delle obbligazioni indicizzate all’inflazione.
Anche l’asset allocation di Investire Sereni contempla al suo interno questa tipologia di asset.
Le obbligazioni indicizzate all’inflazione non sono altro che obbligazioni le cui cedole sono legate all’andamento dell’inflazione che, come abbiamo già avuto modo di dire in un precedente post, rappresenta il nostro principale nemico da battere (l’inflazione viene stabilita da appositi indici; ad esempio negli USA l’indice considerato è il CPI ovvero il Consumer Price Index).
Il flusso cedolare viene periodicamente “aggiustato” per garantire che il possessore dell’obbligazione riceva una cedola variabile in base all’andamento dell’inflazione e dunque abbia un valore che in qualche modo protegga il suo potere d’acquisto
Le obbligazioni di questo tipo vengono anche chiamate “a ritorno reale“, ovvero con rendimenti al netto dell’inflazione, ed offrono dunque un’ottima protezione indipendentemente dal loro andamento.
Sono sempre di più i paesi che emettono obbligazioni di questo tipo; in USA ad esempio troviamo i TIPS (Treasury Inflation-Protected Securities), ma anche la in zona Euro sono presenti prodotti di questo tipo. Oggi vi sono inoltre strumenti, che permettono d’investire su asset di questo tipo in ampie aree del mondo nonchè sull’intero globo stesso.
Oltre alla protezione dall’inflazione, il vantaggio di questa tipologia di asset risiede nel fatto che è pur sempre un’obbligazione e pertanto presenta una volatilità inferiore rispetto ad esempio alle azioni.
Essendo la cedola variabile con l’inflazione, queste obbligazioni non sono “devastate” da eventuali futuri aumenti dell’inflazione a differenza di quelle tradizionali.
Spieghiamo questo concetto con un semplice esempio.
Consideriamo 2 investitori, uno che investe in obbligazioni “standard” o a cedola non indicizzata e l’altro in quelle indicizzate all’inflazione.
Supponiamo, inoltre, che entrambe le obbligazioni abbiano un coupon del 4%.
Euro 100 investiti nell’obbligazione a cedola fissa dopo un anno renderebbero 4 Euro ed alla fine dei 12 mesi avremmo (nell’ipotesi che l’emittente non fallisca!) 104 Euro totali.
L’obbligazione con cedola indicizzata all’inflazione renderebbe invece il 4% moltiplicato per un fattore che tiene conto dell’inflazione del periodo, che nel caso d’inflazione positiva sarà maggiore di 1.
Ipotizzando un’inflazione dell’1,47%, il fattore moltiplicativo sarebbe di 1.0147 e la somma che riceverebbe il possessore dell’obbligazione indicizzata all’inflazione diventerebbe di Euro 105.53 (Euro 104x 1.0147) ed il tasso d’interesse annuale per il bond sarebbe quindi del 5,53%.
L’investitore in obbligazioni indicizzate otterrebbe un tasso nominale del 5.53% che, al netto dell’inflazione di periodo dell’ 1.47%, si tradurrebbe in un rendimento “reale” del 4.06%.
Questo tipo d’obbligazione risulta meno volatile rispetto alle obbligazioni non indicizzate e ci aiuta pertanto a mantenere il nostro potere d’acquisto.
Buongiorno, immagino sia piu consigliabile utilizzare un etf globale, magari a cambio coperto, nonostante i costi di copertura, piuttosto che sovraesporsi sull’italia coi btp italia (ma lo stesso discorso vale pure pee i btp€i)? Grazie
Si , la teoria ci dice di avere un global con cambio coperto ( quindi Euro HEDGED per noi investitori italiani). Penso comunque che anche un bond ampiamente diversificato della zona Euro indicizzato all’inflazione possa essere valido. Lo svantaggio in quest’ultimo caso è di non essere “global” ma solo Europa , ma hai come vantaggio dei costi minori( non devi coprire il cambio).
Grazie!